
Più che le parole è la vita di Ione a parlare e a dare testimonianza eloquente della sua fede cristiana autentica, lontana dai riflettori, intessuta di incessante e fervida preghiera e di fedele e umile servizio al prossimo. Proprio il 1° gennaio, giorno della nascita al cielo di Ione, papa Francesco, all’Angelus, ha invitato ripetutamente i fedeli a “prendersi cura” degli altri e del creato, come unico rimedio allo scarto, allo spreco e allo scontro così diffusi nel nostro mondo. Ebbene, Ione lo ha fatto suo in anticipo, ogni giorno e in ogni ambiente di vita, adattando alle necessità degli altri l’impegno preso, con una vocazione speciale, di tradurre il Vangelo in carità concreta. Ha fatto della sua casa prima e di ogni parrocchia poi un cantiere attivo di fraternità, e di comunione, dove si avvertiva lo spirito di famiglia e uno stile semplice e sobrio, che permetteva a chiunque di sentirsi bene, di respirare aria pura, non inquinata, un’aria di pace e di tranquillità. Ha dato ospitalità e ascolto anche a tanti “invisibili”, i non considerati, che elemosinavano pane, soldi, lavoro e soprattutto attenzione umana alle loro sofferenze e alla loro solitudine.
Un esempio? A San Martino Spino ha seguito, per tanti e lunghi pomeriggi, un bambino immigrato dal Marocco, Helmedi, che non era in grado di trarre il minimo profitto dalle attività svolte a scuola. D’accordo con la sua maestra, Ione ha investito tanto del suo tempo per lui e con pazienza e buona volontà si è messa al suo fianco, superando difficoltà di comunicazione legate alla lingua diversa e rinfrescando con impegno le remote e non più adeguate conoscenze della sua preparazione scolastica.
Questo ha fatto Ione pur di evitare a quel bambino e alla sua famiglia l’umiliazione e l’isolamento, dando esempio di vera integrazione più meritevole perché avvolta dal silenzio e dal nascondimento.
Avrei molte altre esperienze significative da riferire su di lei, donna di elette Virtù, ma mi piace soffermarmi su quella che più esprime “lo stile” del suo amore per Dio e per le sue creature.
Alla vigilia del Corpus Domini, in parrocchia, si raccoglievano i petali di fiori che i bambini dovevano spargere sulle strade davanti all’Ostensorio portato in solenne processione.
Ione me ne diede una quantità smisurata, senza preoccuparsi dei cespugli spogli che lasciava dietro di sé. Conservò solo intatta una pianta di gerani rossi, con una stupenda fioritura, l’unica rimasta ad adornare il suo giardino impoverito.
Ma poi si fermò un istante, ritornò sui suoi passi e poi, cogliendo quei fiori meravigliosi che profumavano di Dio, me li diede tutti dicendo “Sono del Signore, sono opera sua, gli spettano!” quel gesto mi insegnò la cultura del dono che rende ricchi, attira e si fa contagiosa… la Provvidenza avrebbe poi ricoperto le aiuole di nuovi fiori, bastava aver fiducia e attendere, perché Essa ha un agire immensamente diverso ma più efficace del nostro. Quello di Dio.
La vita di Ione ha parlato e parlerà ancora se sapremo, come lei, esprimere la bellezza di una chiesa che vede i suoi figli gareggiare nel somigliare a Gesù, mite e umile di cuore e umile servo di tutti.
È il cammino della santità feriale che Ione ha percorso e tracciato, accessibile anche a noi. Possiamo percorrerlo. Dobbiamo percorrerlo unicamente per dare gloria a Dio, come lei ha fatto.