Beato Odoardo Focherini – 30 Novembre

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Di origini trentine, ma per adozione modenese a tutti gli effetti, Odo (come familiarmente chiamato) è una splendida figura di laico, marito e padre, che paga con la vita la propria coerenza cristiana. Fin da bambino vive la dimensione della fede, in famiglia e in parrocchia: a 17 anni è già responsabile dell’oratorio che prima aveva frequentato, promotore del giornale per ragazzi «L’Aspirante» e responsabile di Azione Cattolica. Ha un direttore spirituale stabile e si forma a ideali grandi, capaci di dare senso alla vita.
A 18 anni si fidanza con Maria Marchesi e la sposa a 23: avranno sette figli, ai quali Odoardo cercherà di stare sempre vicino, nonostante i numerosi impegni, sia al lavoro, sia al giornale per cui scrive. In tempo di guerra, insieme alla moglie, organizza  una postazione “casalinga” della rete creata dalla Croce Rossa in collaborazione col Vaticano per aiutare le persone a mantenere i contatti con i propri cari al fronte. Nel 1942 si vede affidare un gruppetto di ebrei polacchi dal direttore de «L’Avvenire d’Italia», che li ha avuti a sua volta in consegna dal vescovo di Genova, con il preciso incarico di provvedere al loro espatrio, in modo da evitare la loro deportazione. Odoardo riesce a procurare documenti contraffatti ed a far varcare loro il confine col sud d’Italia. Da quel giorno si perfeziona nella falsificazione di documenti, riuscendo così a salvare la vita ad almeno 105 ebrei con l’aiuto di don Dante Sala e di  una rete di collaboratori. All’ultimo, Enrico Donati, porta i documenti in ospedale, a Carpi, ma all’uscita viene prelevato dal segretario del Fascio e accompagnato in questura, a Modena, l’11 marzo 1944. Non ne uscirà più, se non per essere rinchiuso in carcere. Viene interrogato una sola volta: il 5 luglio è inviato nel campo di concentramento di Fossoli, successivamente in quello di Gries, vicino Bolzano.
Di questo periodo restano ben 166 lettere indirizzate al giornale, alla moglie ed ai genitori, lettere che Odoardo riesce a far uscire dal campo nonostante la censura, facendole arrivare a destinazione. In esse nessun cedimento, nessuna recriminazione per l’ attività clandestina che ha determinato il suo arresto, piuttosto una constatazione riferita al cognato : «Se tu avessi visto, come ho visto io in questo carcere, cosa fanno patire agli Ebrei, non rimpiangeresti se non di non averne salvati in numero maggiore».
Sereno sempre, anche se provato nel fisico dalle fatiche, aiuta come può i compagni di prigionia e sono in molti ad affermare di aver avuto salva la vita grazie a lui. Lo trasferiscono prima a Flossenburg, nella Baviera Orientale, poi nel sottocampo di Hersbruck, dove muore a 37 anni, il 27 dicembre 1944.
Ad assisterlo nei momenti estremi Teresio Olivelli (Venerabile dal 2015), che Odo aveva salvato da morte certa, sfamandolo di nascosto. Prima di morire a sua volta nello stesso campo, avrà il tempo di trasmettere le ultime parole dell’amico: «Dichiaro di morire nella più pura fede cattolica apostolica romana e nella piena sottomissione alla volontà di Dio, offrendo la mia vita in olocausto per la mia Diocesi, per l’Azione Cattolica, per il Papa e per il ritorno della pace nel mondo».

Le notizie pubblicate in queste schede sono state ricavate dalla rubrica “Il Santo del giorno” del quotidiano Avvenire, dal sito “Vatican Va” e dal sito “Santi e beati”.