Olinto Giuseppe Marella nasce nel 1882 vicino a Chioggia: è di famiglia benestante, infatti il papà è medico condotto e la mamma insegnante. Dopo la scuola elementare si trasferisce a studiare a Roma, dove ha come compagno di corso Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, che sempre lo considererà «carissimo amico» e, negli anni a venire, sosterrà anche economicamente la sua opera. Ordinato prete nel 1904, subito comincia col raccogliere i ragazzi dell’oratorio, applicando uno stile pastorale decisamente innovativo e controcorrente, forse troppo. Inoltre qualche anno dopo inizia a frequentare il teologo modernista Romolo Murri, di cui è amico e per le cui idee nutre forse anche qualche simpatia, soprattutto in materia di aiuto ai poveri e di impegno nel sociale.
Nel 1909 per questo viene sospeso “a divinis”, cioè gli si vieta l’esercizio del ministero, con la proibizione di accostarsi in diocesi all’Eucaristia. Accoglie il provvedimento con umiltà, lascia la diocesi con grande sofferenza e va pellegrinando in varie città italiane, dove riesce ad insegnare filosofia nelle scuole superiori. Nessuno sa del suo passato di prete, ma tutti si accorgono della sua onestà intellettuale, della sua carità, della sua assoluta fedeltà alla Chiesa, malgrado le tante incomprensioni. Arriva a Bologna, dove il cardinale Nasalli Rocca nel 1925 gli restituisce infine il ministero sacerdotale e lo incardina nella propria diocesi. Padre Marella torna così ad occuparsi di accoglienza degli orfani e di educazione religiosa dei bambini, e di tante situazioni di disagio e difficoltà. Durante la seconda guerra mondiale rischia più volte la vita per poter mettere in salvo persone destinate alla deportazione. È però nell’immediato dopoguerra che la sua opera diventa più delineata ed organizzata, con la creazione della prima Città dei Ragazzi bolognese. Per dar da mangiare ai suoi piccoli ospiti si trasforma in mendicante in un angolo di strada, sistemato su uno sgabello a chiedere la carità, con il cappello appoggiato sulle ginocchia: questa scelta di vita gli procura il soprannome di “barbone di Dio”. Negli anni questa opera di carità cresce sempre di più, dando vita a comunità di accoglienza aperte all’ascolto di tante situazioni di difficoltà e povertà, attività che continuano ancora oggi.
Padre Marella muore a Bologna il 6 settembre 1969 ed è beatificato proprio nella “sua” Bologna il 4 ottobre 2020