
Rolando Rivi nacque a San Valentino, frazione di Castellarano, nel 1931: desiderava diventare sacerdote, così entrò nel seminario di Marola nell’autunno del 1942. Nel 1944, in seguito all’occupazione tedesca del paese, fu però costretto a ritornare a casa. Non smise per questo di sentirsi seminarista né di indossare l’abito talare, nonostante il parere contrario dei genitori, preoccupati per i gesti di odio antireligioso diffusi nella zona: gli atti di violenza e le uccisioni di sacerdoti diverranno infatti in quel periodo molto comuni.
Il 10 aprile 1945, durante le ultime fasi della guerra di liberazione, fu rapito da un gruppo di partigiani, che costrinsero il ragazzo a seguirli nei boschi. Lo accusavano di fare la spia per i fascisti, e dopo tre giorni di percosse e umiliazioni lo uccisero a colpi di pistola in un bosco nei pressi di Palagano. Furono il papà e il parroco a ritrovare il corpo e a portarlo in paese per i funerali.Il ragazzo venne da subito considerato un martire e per questo fu aperto il processo di canonizzazione, che ha portato Rolando alla beatificazione nel 2013. Nel 2018 la figlia del partigiano che lo aveva ucciso riuscì ad incontrare i famigliari di Rolando e a chiedere loro finalmente perdono per quel gesto compiuto dal padre.