Commento al Vangelo di domenica 26 Aprile

·

Dal Vangelo di Luca 24, 13-35

Carissime e carissimi,

il vangelo della terza domenica di Pasqua è il noto brano dei discepoli di Emmaus, propostoci quest’anno anche dal vescovo don Erio nella sua lettera pastorale: ‘E camminava con loro’.

Il vangelo ci riporta ancora, come domenica scorsa, al giorno stesso di Pasqua; inizia infatti con le parole ‘in quello stesso giorno, il primo della settimana…’. Sentiamo così di vivere ancora nella realtà pasquale.

È una delle più belle apparizioni di Gesù risorto. In questo testo l’esperienza della risurrezione sembra passare attraverso il dialogo e la condivisione. Due atteggiamenti che ci mettono in relazione con gli altri. Sia il dialogo che la condivisione richiedono un ‘tu’, un altro o altri diversi da me, con cui entrare in rapporto. Parrebbe che la risurrezione sia esperienza di relazione e non di isolamento.

In modo particolare quando questo ‘tu’ è il Signore e il dialogo è l’ascolto della sua parola con la nostra risposta orante e quando la condivisione si attua con la comunione al suo Corpo, l’Eucarestia.

Mi ha colpito vedere che il vangelo sottolinea in entrambi i casi la necessità di fermarsi.

Quando Gesù che si è affiancato ai due viandanti inizia il dialogo con loro essi si fermano. E anche al momento dell’arrivo ad Emmaus si rivolgono a Gesù invitandolo a fermarsi: ‘resta con noi…’ ed ‘egli entrò per rimanere con loro’.

Le cose più importanti hanno bisogno di tempo, di calma, di una sosta. È esperienza di tutti che, mentre camminavamo con qualcuno, al momento di dire una cosa importante ci siamo fermati, abbiamo così ‘preteso’ che anche l’altro si fermasse e, faccia a faccia, occhi negli occhi, abbiamo detto le cose più belle o profonde.

Ogni relazione richiede il sacrificio di fermarsi. Anche quella con Dio. Il tempo della sosta, il tempo dedicato agli altri, all’Altro, alimenta la nostra esperienza di resurrezione.

Il vangelo dei due discepoli di Emmaus evidenzia anche i due criteri che possono renderci consapevoli della nostra effettiva esperienza di fede. Sono il criterio della contemporaneità e quello della missionarietà.

La fede, quando è adulta e matura, o comunque quando tende a ciò, fa avvertire Gesù presente, vicino, vivo, reale.

È il percorso che compiono i due di Emmaus durante il loro cammino. Un percorso nel percorso.

Subito, Gesù, pur presente, non è avvertito come tale.

Piano piano, grazie all’ascolto della sua parola e al gesto dello spezzare il pane – grazie al dialogo e alla condivisione – la presenza di Gesù viene percepita come reale e viva: il cuore arde nel petto, gli occhi si aprono. È Gesù! È il Signore! potrebbero avere esclamato Cleopa e il suo compagno.

Anche per noi è determinate continuare a dire: è il Signore! 

Sei tu Signore! Ti ascolto nella tua parola, ti ricevo nella comunione, ti adoro nel Santissimo Sacramento, riconosco che mi vieni incontro in ogni fratello e sorella, credo che anche nelle difficoltà non mi lasci solo, so che sei con me tutti i giorni… sei presente, lo credo, lo sento…

E poi la missionarietà. 

La missione della chiesa è nata il giorno stesso di Pasqua quando prima l’angelo poi Gesù raccomandano alle donne che hanno trovato la tomba vuota di ‘andare a dire ai discepoli…’.

Missione dunque fa rima con resurrezione.

E anche nel vangelo di domani vediamo esplodere il dinamismo missionario appena Gesù viene riconosciuto: ‘Partirono senza indugio… e narravano ciò che era accaduto…’.

Il giorno di Pasqua è popolato da missionari. Compreso Simone che ha già annunciato agli altri apostoli di avere visto il Signore.

I due discepoli di Emmaus hanno veramente incontrato Gesù, tant’è che il loro cuore si è acceso, i loro occhi lo hanno riconosciuto, la loro vita si è convertita in missione.

E io? E noi, comunità di Mirandola?

Buona domenica,

don Fabio.

Domenica 3 maggio, IV di Pasqua, la chiesa celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

Vi propongo di vivere la prossima settimana pregando ogni giorno per una delle vocazioni di speciale consacrazione. Chiediamo al Signore la docilità a seguirlo da parte di coloro che lui chiama; la perseveranza dei consacrati; e che il Signore illumini e dia forza alle loro parole e alla loro testimonianza.

Lunedì pregheremo per i diaconi permanenti e le loro famiglie.

Martedì per i missionari.

Mercoledì per le religiose, i religiosi, i monaci, le monache.

Giovedì per i sacerdoti.

Venerdì per i laici consacrati.

Sabato per i seminaristi e i loro formatori.

Ognuno è invitato a tenere presente queste intenzioni nella sua preghiera personale, a sostare per qualche momento, se gli è possibile, davanti al Santissimo Sacramento esposto ogni mattina in Duomo, ad unirsi alla celebrazione dell’Eucaristia delle ore 18,30 durante la quale anche noi sacerdoti pregheremo per le stesse intenzioni.