Don Oreste nasce il 7 settembre 1925 a San Clemente (Rimini), sesto di nove figli di una famiglia modesta: lui stesso raccontava:«Mio papà apparteneva a quella grande fascia, immensa, di gente che crede talmente di non valere nulla, che quasi chiede scusa di esistere». Dalla mamma apprende la fede umile e profonda, sorgente del suo ottimismo: il ricordo di un ricamo visto dal retro, con l’elaborato intreccio di fili, lo aiuta a capire che «c’è un progetto d’amore e che a me viene concesso di fare un passo dopo l’altro e non oltre».
A 12 anni entra in seminario e nel 1949 è sacerdote, pronto a «strapazzarsi per le anime» e certo che «per stare in piedi bisogna stare in ginocchio». Fin da subito nutre profondo interesse per gli adolescenti, a cui propone «un incontro simpatico con Gesù». Padre spirituale in seminario e insegnante di religione, diventa figura di riferimento per molti ragazzi.
Dal 1968 al 2000 è parroco in una periferia di Rimini (Grotta Rossa), dove inizia con alcuni giovani preti un’esperienza pastorale innovativa: decidere tutto insieme ai parrocchiani, lavorare con i fedeli e non per i fedeli, chiedendo responsabilità e consapevolezza della loro identità di re, sacerdoti e profeti e della loro missione nella storia. Dall’incontro con persone sole ed emarginate e con la disponibilità di alcuni giovani, dà inizio nel 1973 alla prima Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII, per «dare una famiglia a chi non ce l’ha» e per «ri-generare nell’amore».
Negli anni successivi la sua passione per gli ultimi si estende ai tossicodipendenti, minori senza famiglia, nomadi, persone senza fissa dimora, carcerati, vittime delle sette, donne di strada, anziani; anche in terre di missione. La passione per l’annuncio di Cristo e il riscatto degli ultimi lo vede partecipare dagli anni ’80 a programmi televisivi e radiofonici sulla fede e su delicate questioni sociali; tiene rubriche su quotidiani locali e nazionali e non manca di nutrire con il “Pane Quotidiano” della Parola, commentando il Vangelo ogni giorno.
Conosciuto come “il prete dalla tonaca lisa”, partecipa a incontri e manifestazioni in Italia e nel mondo. In questo vortice d’impegni e di pesanti responsabilità è sempre sereno e sorridente. La Comunità Papa Giovanni XXIII da lui fondata viene riconosciuta dalla Santa Sede nel 2004 come “Associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio”.
Don Oreste muore il 2 novembre 2007, lasciando profeticamente scritto sulla pagina di “Pane Quotidiano” dello stesso giorno: «Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all’infinito di Dio».
L’8 dicembre 2014 il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, promulga il Decreto di introduzione della Causa di beatificazione del sacerdote Oreste Benzi, Servo di Dio.
Dopo cinque anni di lavoro il 23 novembre 2019 si conclude la prima fase, quella diocesana, della Causa di beatificazione, durante la quale sono stati ascoltati oltre 130 testimoni.
Tutti i documenti raccolti sono ora al vaglio della Congregazione delle Cause dei Santi presso la Santa Sede.
Per conoscerlo da vicino, per incontrarlo attraverso i suoi scritti e i suoi interventi, nell’ottobre 2017 è nata la “Fondazione don Oreste Benzi” con lo scopo di promuovere, approfondire e favorire lo studio del pensiero, della testimonianza di vita e delle opere promosse e attuate dal Fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Per approfondire: https://www.fondazionedonorestebenzi.org/don-oreste-benzi/
Testo a cura della comunità Papa Giovanni XXIII