La Parrocchia ricorda Vainer Testi

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Vainer ha vissuto a Mirandola per 56 anni, dopo essere nato a San Biagio nel 1935 ed essersi trasferito a Mortizzuolo all’età di 15 anni, col papà fornaio, che aveva acquistato una bottega lì, la mamma e la sorella. Dopo il matrimonio con Luisa, anche lei di Mortizzuolo, anche lei maestra, il trasferimento a Mirandola. E qui la famiglia, la scuola e la parrocchia, i luoghi dove essenzialmente ha vissuto. 

L’insegnamento è iniziato nella Sardegna del ’59, che non era ancora quella della Costa Smeralda e dove era più facile trovare posto per un insegnante esordiente. Poi l’avvicinamento e la cattedra in diversi paesi per lo più molto piccoli della nostra provincia, in ciascuno dei quali allora era presente la scuola elementare, anche solo con una pluriclasse, con bambini di annate diverse seguiti da un unico insegnante. Quindi il posto a Mirandola, dove il rapporto coi bambini si è intrecciato a quello coi numerosi colleghi, con i genitori e con le tante famiglie che, nel luogo in cui abiti, sono la tua gente. E lui coi bambini prima un giovane educatore, poi come un genitore e negli ultimi tempi quasi un nonno. Via via, attraverso anni di grandi trasformazioni, le prime assemblee coi genitori, gli esperimenti pionieristici del tempo pieno con la mensa scolastica, i moduli con tre insegnanti su due classi. 

Sono stati anni, per Vainer, anche di impegno politico e civile, quando, nell’epoca della guerra fredda, del terrorismo e delle tante lotte sociali, prendere una posizione era decisivo. Quindi l’adesione alla Democrazia Cristiana, nella sezione di Mirandola, a certe battaglie sindacali con storici colleghi all’interno della Cisl, il volontariato pluridecennale all’Avis. Sempre rendendosi utile per quel che c’era da fare, per quel che si poteva, senza cercare riconoscimenti o gloria. Per principio e per indole, lo spirito era quello del servizio. 

E poi la parrocchia. Sempre. L’Azione Cattolica, che aveva conosciuto già dalla gioventù mortizzuolese, il catechismo ai bambini del quartiere, a casa intorno al tavolo della cucina, i soggiorni estivi con la colonia, come educatore, economo o direttore, in anni in cui si sperimentavano modelli educativi ed aggregativi nuovi e l’associazionismo era in forte ascesa. Qualche tempo dopo, quando sorsero i gruppi del Vangelo, che si riunivano nelle case, vi aderì con convinzione, guidandone alcuni.

E’ andato in pensione dopo 40 anni di servizio, contento di essere stato per tanto tempo fra i banchi di scuola, che non ha mai dimenticato, così come i suoi scolari, anche se negli ultimi anni, spesso, per strada, molti non li riconosceva più. Ma quando passava dalla storica scuola di via Circonvallazione, nella preghiera silenziosa che recitava, erano presenti tutti, tutti gli alunni che aveva avuto e per i quali è sempre rimasto il maestro.

Dopo la pensione, anche in  parrocchia ha lasciato i bambini e il catechismo si è direzionato verso gli adulti. La società era cambiata ancora e la presenza di immigrati e di coppie miste, richiedeva anche questo servizio, a cui il parroco don Carlo Truzzi era molto sensibile e a cui l’aveva chiamato. Oltre al servizio all’altare durante tante liturgie e al mandato di ministro della comunione, che svolgeva durante la messa o a casa di qualche ammalato. 

Servizio era la parola chiave anche a casa. Con tutti noi. ” Finché sono utile il Signore mi lascerà qui, poi vi saluterò…” diceva sempre. Chissà se negli ultimi sette mesi di malattia si è sentito utile. Sulla croce è difficile sentirsi utili. Ma Chi ci è stato per salvare noi, ci ha insegnato che invece…

Maria Luisa, Maria Elena e Mauro Testi