Ricordando Don Giuseppe

Cento anni fa, il 27 marzo 1921, nasceva a Carpi don Giuseppe Tassi. La nostra Parrocchia, che lo ha avuto per molti anni come guida, vuole ricordarlo con semplicità e affetto attraverso le testimonianze spontanee di coloro che – per brevi istanti come per lunghi tratti – con lui hanno camminato sui sentieri della vita. L’incontro con don Giuseppe e la condivisione di momenti forti della propria vita personale, familiare come quelli della nostra comunità, rappresentano ancora, pur allontanandosi nel tempo, un’esperienza viva e scintillante.

Per non disperdere il dono di questa relazione pensiamo sia bello raccogliere in questa pagina a lui dedicata, come intorno a un fuoco o ad una tavola di amici, ricordi, riflessioni, immagini, aneddoti. Senza nostalgie, piuttosto con gratitudine. A lui per essersi donato a noi senza riserve come sacerdote e a Dio per avercelo donato.

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Ricordo per i 50 anni di sacerdozio, 13 giugno 1997

Ricordo battesimo di mia figlia Alessia. Inoltre sono stato nei gruppi ACR di Mirandola

Stefano

Dalle parole dure all’amore sconfinato

Ricordo quando don Giuseppe arrivò a Mirandola e ancora ho nel cuore l’impressione che fecero su di me le omelie di quel periodo iniziale: erano spesso molto dure, quasi senza mezze misure, almeno alle mie orecchie. Ero una ragazza all’epoca e ricordo di essere rimasta qualche volta quasi turbata dalle sue parole così esigenti e dalla sua veemenza nel pronunciarle. Don Giuseppe era un padre, e ci stava scuotendo proprio come talvolta un padre è chiamato a fare coi figli. Per amore dei figli. E difatti il suo tratto amorevole e premuroso, paterno e materno insieme, non tardò a manifestarsi: col passare del tempo, i suoi commenti al Vangelo si incentrarono sempre di più sulla misericordia infinita di Dio e le parole dure lasciarono il posto ad altre, quelle della tenerezza e del perdono. Non saprei dire se si tratti di un ricordo solo personale; so per certo che l’aver saputo passare da una fase iniziale quasi sferzante a quel calore e a quell’affetto che vennero stabilmente poi, hanno fatto cogliere a me quanto grande e vero fosse l’amore di don Giuseppe per la sua parrocchia, e lo hanno reso carissimo al mio cuore.

Sandra

Grazie a Dio per averlo incontrato

Don Giuseppe, “il Don”, come lo si chiamava affettuosamente, è stato nostro amico. Ci ha seguiti fin da quando ci siamo conosciuti e poi ci ha sposato. Non ci ha mai fatto mancare il suo sostegno, sia spirituale che materiale,  invitandoci, in cambio, a mettere i nostri talenti a servizio della Parrocchia. Di lui ricordiamo la grandissima attenzione per tutti. Chiamava ciascuno per nome e partecipava delle gioie e dei dolori di tutti. Dietro un carattere apparentemente burbero, viveva una profonda sensibilità e una fede che lo portava a trasmettere sempre speranza e fiducia, anche nei momenti difficili. Ringraziamo il Signore di averlo messo sulla nostra strada.

Cristi & Robert

Il tuo grande abbraccio

Caro Don, mi capita ancora ogni tanto di sognarti. Mi guardi da lontano, sorridente e con le braccia aperte.

Riuscivi a toccare il cuore di tutti. Come? Facevi tua ogni esperienza umana.

Il tuo sguardo accoglieva mentre il tuo sorriso dava riparo.

Ma era l’abbraccio, quel tuo GRANDE ABBRACCIO – che ancora mi sembra di sentire – quello di cui ci nutrivamo e quello di cui anche tu, credo, ti nutrissi per SPERARE INSIEME.

“Per sperare, bimba, mia, bisogna avere ottenuto, ricevuto una grande grazia. Ma è sperare che è difficile. La speranza vede quello che non è ancora e che sarà”.

Alle

In ricordo del Don

Per noi, Don Giuseppe è stato il sacerdote che si è reso disponibile ad accompagnarci nel cammino della fede e nelle scelte di vita fondamentali.

E’ stato il nostro “padre spirituale” fin dal tempo del fidanzamento, orientato al futuro matrimonio e alla creazione di una nuova famiglia.

Ha celebrato il nostro matrimonio nel 1968: periodo, come noto, carico di contestazioni e caratterizzato da profondi cambiamenti di mentalità e di costumi sotto tanti profili, sociali, religiosi, comportamentali.

La sua disponibilità amorevole e paterna era sorprendente: d’iniziativa, venne addirittura a salutarci in viaggio di nozze, in Val d’Aosta, che peraltro tanto amava.

Ci è sempre stato vicino come figura di riferimento, di aiuto e di sostegno, sul piano della fede e delle scelte di vita che mano a mano s’imponevano per effetto della dinamica che caratterizza il vivere di ogni giovane famiglia.

Ha battezzato i nostri figli ed è sempre stato presente nei momenti salienti della loro crescita.

Sostanzialmente, quindi, una guida ed un grande amico: discreto, apparentemente severo, ma che spesso si apriva al sorriso affettuoso e rassicurante, attento e rispettoso delle nostre libere scelte.

La sua paternità spirituale non si è mai interrotta, nonostante il suo trasferimento come parroco prima a Concordia e poi a Mirandola, ed è continuata sino al termine della sua vita terrena.

La sua presenza è sempre viva nei nostri cuori. Lo ricordiamo nella preghiera con grande affetto e riconoscenza, certi che non cesserà mai di proteggerci dall’alto.

Angela e Franco

All’improvviso all’oratorio

Che belli i sabati pomeriggio e le domeniche mattine passate all’oratorio a fare attività con gli scout e i lupetti. E all’improvviso arrivava il Don sempre sorridente e accogliente. Scherzoso lungo i corridoi. Entrava nelle sedi si accomodava e restava in ascolto. Il vero ascolto del cuore e dell’amore che aveva per tutti quei ragazzi. Poi proponeva un momento di preghiera o una semplice ave Maria.

Come era arrivato se ne andava e lasciava una sensazione bella dì spiritualità. Grazie Don! Mi manchi ma so che ci proteggi sempre.

Andrea

Un abbraccio del pastore

Don Giuseppe è stato il vero pastore che va in cerca della pecora smarrita. Così ha fatto per me. E’ venuto direttamente a cercarmi al lavoro dicendomi “ho saputo che non stai bene”. E’ entrato a gamba tesa nelle mie difficoltà, nel mio dolore quotidiano e si è adoperato in prima persona per aiutarmi a sanare un conflitto . Il suo abbraccio, il suo pensiero di aprire il cuore al perdono comunque e sempre mi rimangono scolpiti dentro. Parole semplici le sue, ma dirette nel profondo del cuore. Perdono che mandava dal letto dell’Ospedale al suo aggressore che l’aveva colpito, perdono che mi manifestava per i miei errori. Messaggio di speranza che mi inviava dicendomi che prima di tutto sarai giudicato per l’amore verso il prossimo. Grazie Don, da lassù dove ho la certezza che ci proteggi, prega ancora per noi per tutti. Ti abbraccio

Paolo

Quanto mi hai trasmesso!

Caro Don Giuseppe, averti incontrato non è un ricordo, ma una presenza viva che mi accompagna tutt’ora nel cammino di Fede. La tua santità l’avvertivo da lontano. E’ proprio vero che i santi sono in mezzo a noi, nelle nostre Comunità o addirittura nella porta accanto. La tua Fede salda e contagiosa era nutrita da profonda preghiera e carità. Sempre pronto ad ascoltare tutti, condividendo gioie e dolori con quel tuo fare paterno. Eri contento d’essere prete e lo eri con tutto te stesso: mite e battagliero, forte e nello stesso tempo tenerissimo. Hai sempre conservato la gioia di respirare la Bellezza della vita, in tutti i suoi aspetti. Mi dicevi: “Il Signore mi ha scelto e mi ha amato, il suo Amore è in me e io sono in Lui”.

Grazie ai tuoi famigliari e con loro, ho avuto la possibilità di esserti accanto negli ultimi mesi e specialmente negli ultimi giorni, quando hai vissuto la malattia con Fede e tanta voglia di vivere. Sei stato mia guida per molti anni, ma in questi momenti hai fatto per me la più grande omelia. Anche il tuo silenzio comunicava e il tuo parlare era sempre accompagnato da un’esclamazione ripetuta che faceva eco : “GRAZIE! GRAZIE…” La tua sofferenza era spesso mitigata dalla preghiera fatta insieme, ne traevi Forza e Sollievo. Alla richiesta della guarigione mi rispondevi: ” Chiediamo la grazia di essere UMILI e sempre disponibili a fare la volontà di DIO”. La preghiera è stata esaudita: aver accolto il distacco dalla vita terrena come un INCONTRO atteso, un inizio di una festa senza fine.

Grazie Don, fra tanti altri, mi hai lasciato in eredità questo messaggio: “La via del discepolo è la via dell’ Amore. Ogni gesto che facciamo rispecchi la tenerezza di Dio, sia dono e gratuità. Potremo allora diventare per gli altri pane spezzato e testimoni autentici. Siamo dentro, ogni giorno, al mistero Pasquale”.

Noi tutti siamo ancora in cammino stetti in cordata, ti raggiungeremo con la certezza che ci attendi a BRACCIA APERTE.

Maria Grazia

Don, ci hai spesso tenuto in braccio come bambini, sorreggendoci nei momenti di difficoltà e aiutandoci a trovare la strada giusta da percorrere. Non sono mancati i tuoi amorevoli rimproveri quando ci smarrivamo nei nostri pensieri. Ci hai fatto crescere come persone e come coppia.

Nei tuoi sguardi e nella tua spiritualità abbiamo sperimentato l’azione di Dio nella nostra vita e abbiamo avuto una testimonianza quotidiana di come Dio opera in mezzo a noi e attraverso di noi.

Le gite in montagna, le messe da chierichetto, le kermesse a Concordia, le celebrazioni con le famiglie, le tue coinvolgenti omelie, fino agli anni di Mirandola quando con i giovani avevi instaurato un profondo rapporto di amicizia che ancora ci unisce.

Abbiamo impresso il ricordo dei tuoi occhi felici e pieni di commozione mentre percorrevamo le strade di Gesù durante il nostro viaggio in Terra Santa. Ci hai sposati e ora sappiamo che “ci si ama per sempre o non ci si ama”.

Caro Don, ci guardi ancora con tenera comprensione e sai che arrivare a capire il pieno amore di Dio sarà per noi un percorso difficile; ma hai fatto di noi dei cercatori perché hai seminato con abbondanza il Suo amore che continua a germogliare e crescere. Grazie.

F e G

Liceo Manfredo Fanti

Era il nostro insegnante di Religione, quando eravamo ancora nel convento delle suore!

Troppo giovani e disattenti per capire quanto ci amava (gli insegnanti erano considerati per la dottrina, il carattere, la simpatia o meno, i tic….). Ci portò con la sua macchina all’Isola d’Elba, alla fine del quinquennio e questo anche fu un segno d’affetto.

Ora, a distanza di tante decine di anni, lo ricordo con emozione e sento ancora quando mi chiamava con tenerezza, per nome, e non con il cognome e il Lei, come era prassi.

Mi rendo conto che anche noi, però, lo abbiamo molto amato e ne sono felice.

MTC

Il Don… era solo lui

Non ci sono parole per descrivere il bene ricevuto, crescendo, fin da prima di nascere, vegliata dal suo amore paterno.

Lo ricordo per la sua infinita benevolenza, per i suoi “pace e bene!!”, con cui riportava serenità tra noi fratelli, per il suo rimprovero scherzoso “non sai mangiare!”, che ha sicuramente contribuito a rendermi una buona forchetta.

Ricordo con affetto profondo la quotidianità di casa che abbiamo condiviso e ringrazio per aver avuto la possibilità di essere con lui, fino all’ultimo di quei suoi grandi abbracci.

Ritrovo anche in me, inoltre, il suo innato amore per la montagna, per la purezza dei cieli tersi e per l’incanto che proviene dalle immense vette protese verso il cielo: quelle cime che sembrano volerci condurre più su, dove da sempre collochiamo le misteriose forze di Amore che guidano l’esistenza di chi le ricerca.

Per me il Don fa ora parte di quell’Amore e continua a chiamarmi verso le cime dove l’aria è pura e il cielo infinito, per condividere, lontani ma vicini, la grande bellezza in cui ora è immerso.

Grazie Don!

Irene

Anche se non ho mai frequentato in modo costante e continuativo il mondo cattolico, non mi è più capitato di incontrare un sacerdote con un’intelligenza dell’anima così spiccata, un uomo di chiesa capace di mettersi in ascolto, di comprendere e di sostenerti senza mai giudicare.

Grazie ancora Don, ovunque tu sia.

Raffaella

Un caro amico di famiglia

Ho conosciuto don Giuseppe all’età di sedici anni.

Lo ricordo quando celebrava la Messa austero, in atteggiamento di preghiera a mani giunte, ascetico, in comunione profonda con Dio…

Quando poi l’ho conosciuto meglio, si è rivelato diverso: diventava amico delle persone che via via incontrava, entrava nelle loro case, partecipava alle loro gioie e ai loro dolori.

Da quel momento ha accompagnato me e il mio futuro marito al matrimonio ed è sempre stato presente nei momenti importanti della nostra vita familiare.

Quando ci trovavamo con gli amici per qualche ricorrenza, lui c’era, anche per i 20 e i 25 anni di matrimonio era con noi. Si rallegrava e con noi ringraziava il Signore, ci ricordava che la vita matrimoniale è vita eucaristica: un continuo donarsi reciproco. Ci esortava a non guardare al passato “non dobbiamo fermarci, dobbiamo guardare all’avvenire e SENTIRE e CREDERE, ESSERE CERTI che Cristo cammina al nostro fianco”, ” in cammino verso i 50 anni, alle nozze d’oro…”

Siamo stati onorati della sua amicizia fino agli ultimi giorni della sua vita, spesso era lui che ringraziava noi per “l’affetto di cui gli facevamo dono”.

È proprio vero che “la famiglia era il suo luogo congeniale”.

Grazie don Giuseppe

Paola con Nanni

Le nostre gite al Santuario di Pietralba

Caro Don Giuseppe, tu eri proprio uno di noi. Ricordo le bellissime messe celebrate sulla terrazza dell’albergo e le coinvolgenti omelie dove ognuno di noi poteva intervenire. E le risate che facevamo a pranzo dove non riuscivamo a cantare (per questo Pan – per questo vin) poi Tu lasciavi perdere scuotendo il capo. Alla fine poi la Renata ci deliziava col canto (non ho l’età) che ridere!!! Buon compleanno Don sarai sempre con noi pregheremo per te.

Gabriella (Gianni)

Grazie per essermi stata vicina nel momento più buio della mia vita. Sarai sempre nel mio cuore ❤️

Emanuela

I nostri incontri conviviali e le nostre gite “religiose”

Ogni volta che pensiamo a Don Giuseppe ci viene il “magone”.

Ricordiamo i suoi insegnamenti,le sue riflessioni e spiegazioni quando ci faceva leggere dei brani del S.Vangelo. Con poche e pacate parole riusciva a farti capire la grandezza dell’amore di Cristo verso di noi. Ti toccava il cuore e ti apriva la mente.

Poi c’era sempre la parte conviviale. Durante le gite al Santuario della Madonna di Pietralba, a cui teneva molto, al Santuario della Verna, a Camaldoli, a Loppiano alla sede del Movimento dei “Focolarini” a cui si sentiva legato. L’ultimo è un ricordo personale, ma vissuto sempre insieme al nostro “gruppo”. Quando, su mia richiesta, è venuto a benedire la parte nuova del maglificio che, insieme ai miei soci, avevamo appena finito di costruire. Poi, tutti insieme, ci siamo seduti a tavola per una bella cena a rinforzare la nostra amicizia.

Giorgio e Maria Roventini

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